Italia Viva sì o no? M5S sì o no? E soprattutto, alcuni consiglieri fanno pressioni sul sindaco?
Premessa doverosa: non tutte le volte che si consuma una seduta particolarmente tesa in consiglio comunale allora vuol dire che ci sia una crisi imminente (altrimenti chissà quante volte saremmo tornati alle urne in questi anni).
Stavolta, però, va detto che le fratture evidenziate nel Question time di lunedì e poi nelle ore e nei giorni seguenti sembrano moltiplicarsi una dopo l’altra e quindi pare difficile non intravedere la possibilità che qualcosa stia per rompersi definitivamente. Per vari motivi.
Primo: solo uno dei venti punti all’ordine del giorno è stato discusso, in un clima surreale di urla, accuse reciproche e recriminazioni (accentuato, ci si consenta, dalla presenza nel pubblico di alcuni lavoratori ex Pasquinelli, dinanzi ai quali i consiglieri comunali hanno “dato il meglio di sé”).
Secondo: nemmeno su quell’unico punto si è riusciti a procedere con una votazione valida.
Terzo: le critiche per le numerose defezioni non sono arrivate solo dai banchi della minoranza.
I numeri non bastano
È evidente: la maggioranza non ce la fa. Sì, nominalmente è composta da venti consiglieri (tre in più del numero legale di diciassette), ma è anche vero che se si considera l’assenza pressoché sistematica del sindaco (che è uno dei venti consiglieri), basta che anche solo tre consiglieri siano assenti perché la maggioranza non abbia i numeri per approvare i punti con le sue sole forze.
Ecco perché il sindaco Melucci sta da tempo cercando di ampliarne il perimetro, guardando in particolare ad Italia Viva.
Perché nessuno vuole Italia Viva?
Il partito di Matteo Renzi non si era presentato alle elezioni comunali dello scorso anno, ma ha “reclutato” in questi mesi tre consiglieri eletti con altre liste. Tra questi, uno già in maggioranza (Michele Patano, eletto con “Taranto Mediterranea” a sostegno di Melucci) e due di opposizione. Fin qui nulla di strano, se non fosse che i due consiglieri di opposizione non sono due nomi qualsiasi. Si tratta, infatti, di Massimiliano Stellato e Carmen Casula, che nella scorsa consigliatura facevano parte della maggioranza pro-Melucci e che furono fra i diciassette dimissionari che fecero decadere anticipatamente l’amministrazione comunale. Da allora si sono sprecate accuse e talvolta veri e propri insulti fra chi, da una parte, ha continuato a sostenere Melucci e accusava i diciassette di essere dei traditori e, dall’altra, i medesimi diciassette che non hanno lesinato anche critiche molto pesanti nei confronti del primo cittadino.
Acqua passata ora?
Forse per Melucci, ma per qualcun altro no. Ad esempio, non è affatto scontato che se entrasse Italia Viva resterebbe il consigliere pentastellato Mario Odone.
Melucci è sotto pressione?
Ma la cosa peggiore non è nemmeno questa. Dopo le vicende del Question Time, infatti, è stato un consigliere di maggioranza, Giuseppe Fiusco, a dichiarare pubblicamente che le defezioni in consiglio sarebbero dettate non da motivi politici, ma dal risentimento personale di qualche consigliere che, a detta di Fiusco, non sarebbe stato «gratificato» rispetto a «richieste che con la politica non hanno nulla a che fare», chiosando poi che «quanto accade, in questi casi, non attiene alla politica, ma alla legalità» [per i virgolettati si fa riferimento all’articolo di Paola Casella sul Nuovo Quotidiano di Puglia del 3 ottobre, ndr].
Il sindaco sarebbe dunque oggetto di un simil-ricatto da parte di qualche consigliere che non garantisce la presenza in aula e paralizza i lavori perché non ha ottenuto qualcosa? Se le affermazioni di Fiusco fossero veritiere, sarebbe estremamente grave e forse di rilevanza penale. E a questo punto anche l’allargamento della maggioranza sarebbe l’ultimo dei problemi…