Troppe stranezze nalla vicenda dello stadio ‘Iacovone’. E questa volta il presidente del Taranto, Giove, ha ragione da vendere
Mettiamo subito in chiaro una cosetta: Massimo Giove non sarà certo il miglior presidente della storia del Taranto calcio, ma sicuramente nell’ultima vicenda dello stadio ‘Iacovone’ ha ragione da vendere. E la decisione sua di mollare tutto, è assolutamente comprensibile.
Molto meno comprensibile è il comportamento del Comune di Taranto: com’è possibile che, dopo la chiusura conseguente ai danni provocati dai tifosi del Foggia e dall’incauto stoccaggio di materiale infiammabile proprio sotto la curva dei supporter ospiti, non abbia assolto alle prescrizioni imposte affinchè l’impianto tornasse nelle mani della squadra rossoblu, costretta finora a girovagare, quindi vittima innocente di quanto accaduto? Che senso ha avuto annunciare la conclusione dei lavori per poi essere smentiti dalla Commissione di Vigilanza? Qui, se mi permettete, la chiamo sciatteria, se non proprio incapacità nel gestire un bene pubblico.
Ora, Melucci e i suoi compagni di viaggio forse non sanno (o peggio: fanno finta di non sapere) che in un Paese pallonaro come il nostro, tutto puoi architettare, tranne il tradimento nei confronti dei tifosi di calcio. Pensatela come volete, ma è la realtà.
Essì che l’assessore ai Lavori Pubblici, ovvero Cosimo Ciraci, viene dall’esperienza citiana: evidentemente, non ha saputo farne tesoro. Ricordate l’ex sindaco e parlamentare Giancarlo Cito? Ebbene, per quanto fosse popolare e per quanti consensi avesse raccolto nelle urne (molti più dell’attuale sindaco, diciamolo senza timore), con il calcio si ‘fece male’. Sfrattò il Taranto reagendo così all’esser stato spodestato dalla presidenza onoraria, addirittura permise all’Altamura di giocare allo ‘Iacovone’ e fondò una società, la Taranto 2000, che in teoria sarebbe poi diventata la squadra della città. Ebbene, il suo progetto naufragò: perse consensi e soprattutto finì nelle aule giudiziarie. Tutto questo lo ha dimenticato Ciraci? Mah…
Ma i conflitti tra Ente civico e la società rossoblu risalgono addirittura agli anni ’60, allorquando il Comune contrasse un finanziamento con il Credito sportivo per costruire uno stadio da 30mila posti in un’area del quartiere Salinella (ci sono ancora i resti dei primi lavori) e sostituire così il vecchio ‘Mazzola’. Nel frattempo, l’allora presidente Di Maggio costruì il ‘Salinella’: da lì il conflitto con il Comune, che si risolse negli anni quando l’Ente civico acquistò lo stadio in tubi Innocenti e abbandonò l’idea iniziale.
Conflitti meno… cruenti ma certamente pieni di polemiche ci furono quando presidente rossoblu era Donato Carelli, già patron dell’ippodromo Paolo VI. Ebbene, Carelli chiese più volte di ottenere i permessi per costruire una cittadella dello sport nell’area dell’impianto ippico, a Torrerosssa: stadio nuovo, foresteria, in previsione anche un palazzetto dello sport. Come andò a finire (l’accusa a Carelli era di speculazione edilizia), lo sanno tutti.
Dunque, nella lunga e molto più che dignitosa storia del calcio rossoblu, vicende simili se ne incontrano. Questa, però, fa sorgere parecchi dubbi. Al netto delle responsabilità dei tifosi foggiani (che però tranquillamente possono seguire la propria squadra allo ‘Zaccheria’…) e di chi ha autorizzato lo stoccaggio di cui sopra (a proposito: Melucci e compagni non hanno proprio ancora nulla da dire a riguardo?), è bizzarro come il Comune abbia gestito i lavori di ripristino dell’impianto, addirittura annunciandone la riapertura in vista del prossimo impegno casalingo della squadra di Capuano. Sarò pure ignorante, ma direi che un cantiere di lavoro ha una data d’inizio e una di conclusione: se quest’ultima non può essere rispettata, inutile annunciarla.
Purtroppo, la politica degli annunci è filosofia imperante da queste parti. Annunci che, nel caso del calcio rossoblu, sta provocando danni – economici e sociali – che evidentemente Melucci e compagni sottovalutano (o snobbano…). A meno che non ci sia dell’altro. Giove non era proprio felice dell’idea da parte del Comune di abbattere lo ‘Iacovone’ e costruire un nuovo impianto in vista dei Giochi del Mediterraneo e con l’Ente civico non c’è mai stato feeling, come lo stesso presidente ha dichiarato nella sua lettera di disimpegno con il Taranto. C’è da chiedersi: come mai, a tutt’oggi e lo ripeto, il responsabile dello stoccaggio già accennato non è stato individuato, fermo restando che quel materiale sarà pagato dalla comunità? E come mai i lavori di ripristino per consentire l’agibilità dello stadio abbiano incontrato ostacoli tecnici, nonostante fosse stato fissato il sopralluogo della Commissione di vigilanza? Mi permettete qualche dubbio?
Melucci ha replicato duramente e punge Giove sulle criticità societarie: insomma, i due – che hanno caratteri mica da niente – non si amano, ed è perciò che in diatribe del genere, come al solito, a rimetterci è la città, in questo caso i tifosi del Taranto.
Giancarlo Cito scovò altre motivazioni per sfrattare il Taranto dallo ‘Iacovone’. Ma con il calcio – pensatela come volete – non si gioca…