E se domani… perdessimo i Giochi?

Per la prima volta si inizia a parlare apertamente di «fallimento» e di «sedi alternative». E a Roma si incontrano tutti gli attori istituzionali

Lo spettro inizia a materializzarsi. I Giochi del Mediterraneo di Taranto 2026 potrebbero non essere a Taranto. E stavolta non è solo una boutade giornalistica o uno spauracchio da tifosi delusi. Questa volta sono i responsabili istituzionali a parlare apertamente di una situazione che inizia a diventare sempre più irrecuperabile.

Stadio, piscina olimpica (doppia, coperta e scoperta), centro nautico: è ancora tutto ad uno stato di avanzamento poco più che embrionale. E mancano solo due anni e mezzo.

Il masterplan entro il 30, altrimenti…

Si spiega così la dichiarazione choc di qualche giorno fa del due volte olimpionico Davide Tizzano, il quale ha candidamente ammesso che la Confederazione Internazionale dei Giochi del Mediterraneo da lui presieduta sta valutando non una ma addirittura due sedi alternative per i Giochi, nel caso in cui Taranto non fosse in condizione di ospitarli come stabilito.

La Confederazione ha lanciato al presidente del Comitato organizzatore (e cioè il sindaco Melucci) un vero e proprio ultimatum: il masterplan completo degli impianti deve essere consegnato entro e non oltre il 30 di ottobre, dopodiché si inizierà a guardarsi intorno.

«A Taranto andate verso il fallimento»

Ma Tizzano non è l’unico a parlare di fallimento. In un’intervista al Nuovo Quotidiano di Puglia, il direttore generale dei Giochi Elio Sannicandro ha affermato che «A Taranto andate verso il fallimento».

E ora, a meno di non dubitare della professionalità dei giornalisti del Quotidiano nel riportare le affermazioni di Sannicandro, quella seconda persona plurale pare molto molto stonata in bocca a chi ha in mano la responsabilità organizzativa dei Giochi, che dunque dovrebbero essere anche cosa sua e non solo dei tarantini.

Tuttavia, sorvolando su questo forse trascurabile aspetto linguistico, Sannicandro argomenta poi i suoi timori, affermando che non è il comitato da lui diretto il problema, bensì il Governo Meloni, con il suo commissario Massimo Ferrarese, con il quale «i soldi stanno lì, fermi».

Ferrarese, dal canto suo, ovviamente sottolinea di essere stato nominato solo a maggio e scarica i problemi sull’inconcludenza del comitato di Melucci e Sannicandro negli anni precedenti.

I Giochi si possono salvare?

La domanda che ora tutti si fanno, al di là degli scaricabarile, è un’altra: si possono salvare i Giochi? E se sì, come?

La prospettiva che Ferrarese sta iniziando a lasciar intravedere è quella di rinunciare a qualcosa. D’altronde, se perfino Milano e Cortina, che stanno organizzando addirittura le Olimpiadi, possono rinunciare ad una pista da bob, Taranto può forse rinunciare ad una piscina olimpica.

Del resto, le criticità sul progetto dello Stadio del nuoto erano ben note da tempo agli addetti ai lavori. Prima di tutto il luogo scelto: l’area della Torre d’Ayala in viale Virgilio, di estremo pregio paesaggistico in quanto è uno dei pochissimi punti che, in virtù della destinazione militare, hanno retto alla cementificazione selvaggia dei decenni scorsi. E poi l’utilizzo: cosa ne sarebbe dopo i Giochi? Correrebbe il rischio di diventare una “cattedrale nel deserto”, per dirla con le parole di Ferrarese?

A Roma per decidere

E intanto a Roma, presso il Ministro dello Sport, si incontrano tutti gli enti coinvolti. Forse per dare vita ad un nuovo comitato organizzatore con più poteri per Governo e CONI. O forse per seppellire definitivamente il sogno di rinascita di una città…

Author: Alessandro Greco

Ha studiato Lettere Moderne presso l'Università del Salento e insegna discipline letterarie nella scuola secondaria. Pubblicista, ha collaborato in passato con Nuovo Dialogo, La Vita in Cristo e nella Chiesa (con articoli tradotti all'estero) e con il CorrierediTaranto.it, per il quale è stato cronista politico dal 2018 al 2022. Co-autore del documentario "Taranto, la città nella città - Guida ai vicoli per tarantini distratti (e turisti curiosi)".

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