Cosa significano queste classifiche?

Taranto al 67° posto nel rapporto sulle performance ambientali di Legambiente, Ambiente Italia e Sole 24 Ore. Ma quali sono i parametri utilizzati?

Periodicamente le testate giornalistiche locali (e le pagine social dei politici) vengono invase da qualche classifica sulla qualità della vita. E allora ci si accapiglia fra chi urla cifre negative, chi legge fra le righe qualche miglioramento, chi manda tutto a farsi benedire perché “Tanto non cambia mai nulla”.

Ma cosa significano esattamente queste classifiche?

Il rapporto Ecosistema Urbano

L’ultima in ordine di tempo, uscita qualche giorno fa, è quella di Ecosistema Urbano, il Rapporto annuale sulle performance ambientali delle città italiane realizzato da Legambiente in collaborazione con Ambiente Italia e Il Sole 24 ORE.

In questa specifica classifica sono annoverati i 105 capoluoghi di provincia italiani. Fra questi Taranto si colloca al 67° posto, e a guardarla così si direbbe una posizione non lusinghiera ma neanche catastrofica. Tuttavia, qualcuno con buona memoria potrebbe ricordare che lo scorso anno la posizione era la 59ma.

Una debacle dunque?

No, se si legge l’indice complessivo di performance ambientali, che è invece migliorato passando dal 51,46% al 52,87%.

Un successo dunque?

Nemmeno.

Ma allora come si fa a leggere questi dati e a orientarcisi senza impazzire?

Andare oltre la posizione

Primo punto: superare il principio del talent show. Cosa c’entrano i talent show? È presto detto.

In quanti seguirebbero una rassegna di “voci nuove”, magari con una buona dose di performance discutibili, in cerca di anche un solo vero talento? Probabilmente solo qualche talent scout, produttore o audiofilo. Addetti ai lavori, insomma. Trasformatela in una competizione dove si deve combattere per una luce verde, un “sì” o una sedia e lo spirito “guelfi vs ghibellini” che alberga in tutti noi (esseri umani, non solo italiani) immediatamente trasforma la noiosa e discutibile rassegna canora in una gara all’ultimo sangue da seguire con attenzione e su cui casomai accanirsi a discutere con amici e parenti.

Lo stesso principio guida la divulgazione di queste classifiche.

Quanti si dedicherebbero appassionatamente a condividere sui social il link a cui poter leggere un approfondito studio sulla qualità ambientale delle città italiane? Ambientalisti militanti, scienziati, docenti. Addetti ai lavori, insomma. Ma se la si trasforma in una gara fra città per decidere quale sia la migliore, istantaneamente dagli armadi saltano fuori sciarpe e sirene da stadio per sostenere o denigrare la propria squadra, a seconda che sia o meno “all’altezza della maglia”. Le condivisioni fioccano e i social si riempiono.

Ma se si vuole capire davvero cosa sta succedendo bisogna andare oltre la posizione e leggere questi documenti per quello che sono realmente: degli studi scientifici.

I parametri misurati

Ecco perché il primo passo da fare è chiedersi: quali sono i parametri misurati?

Vediamoli con calma, traducendoli in forma di grafico per renderli più immediatamente comprensibili. Per ciascun dato sarà presentato un raffronto fra le cifre tarantine e la media nazionale (tutti i dati si riferiscono al 2022).

Una situazione sfaccettata

Letta così la situazione appare decisamente più sfaccettata e pronta a riflessioni. In particolare Taranto non sembra affatto messa così male come farebbe intendere la posizione nuda e cruda, specie se si guarda a indicatori come quelli delle microparticelle sospese nell’aria (PM 10 e PM 2,5) che sono addirittura sotto la media nazionale (chi lo direbbe pensando alla città dell’Ilva?). Molto bene anche il dato dei consumi idrici e bene quello degli incidenti.

Male, anzi malissimo, la raccolta differenziata, che fa registrare un misero 25,2% rispetto al 62,72% nazionale. Un fatto che non fa onore alla nostra comunità cittadina (e a chi la amministra) e che sicuramente ha un peso importante sulla classifica finale. Come senz’altro pesa la carenza di aree verdi: solamente 14,8 mq per abitante contro i 53,7 della media nazionale. Decisamente un dato su cui lavorare anche nel redigendo Piano Urbanistico Generale.

Non facciamoci ingannare dai titoli urlati

Insomma, come sempre, se si vogliono conoscere appieno le cose, non basta fermarsi ai titoli. Soprattutto a quelli più urlati.

Per approfondire consulta il rapporto completo sul sito di Legambiente

Author: Alessandro Greco

Ha studiato Lettere Moderne presso l'Università del Salento e insegna discipline letterarie nella scuola secondaria. Pubblicista, ha collaborato in passato con Nuovo Dialogo, La Vita in Cristo e nella Chiesa (con articoli tradotti all'estero) e con il CorrierediTaranto.it, per il quale è stato cronista politico dal 2018 al 2022. Co-autore del documentario "Taranto, la città nella città - Guida ai vicoli per tarantini distratti (e turisti curiosi)".

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