Nell’amministrazione comunale si danza in continuazione: assessori che vanno, assessori che vengono, ex traditori ora alleati, movimenti e partiti e personaggi che cambiano nome
“E gira tutt’intorno la stanza mentre si danza, danza…”: ve la ricordate? E’ del maestro Franco Battiato (“Voglio vederti danzare”, del 1982). Che c’azzecca, direte voi, per esempio con quel che accade a Palazzo di città?
Beh, intanto ricorderete pure che Battiato cita i Dervisci rotanti, e cioè i seguaci del poeta persiano Rumi che danzano la sufi: perseguono l’unione mistica con Dio mediante una particolare forma di danza, nella quale ruotano vorticosamente su sé stessi fino a raggiungere uno stato di trance. Non avete ancora capito? Ma come no?
Spiego meglio. E’ ormai da tempo, da troppo tempo che nell’amministrazione comunale di Taranto, guidata dall’imprevedibile Rinaldo Melucci, i cambi si susseguono a ritmo frenetico: assessori che vanno, assessori che vengono, assessori ripescati, assessori sacrificati, ex traditori diventati alleati, movimenti e partiti e personaggi che cambiano nome, sostegni esterni poi rientrati alla velocità della luce… insomma, Dervisci rotanti che inseguono il Dio della politica affaristica (non c’è altro obiettivo, credeteci).
Per carità: accostare questi fenomeni della politica nostrana ai Dervisci rotanti è un’offesa alla cultura e alle tradizioni islamiche, e chiedo umilmente scusa. Però, spero tanto d’esser stato compreso.
Ma Taranto, chiedo, merita tutto questo? Possibile esser costretti ad assistere a questi balletti che servono solo e soltanto a conservar poltrone (e stipendi…) perdendo tempo e soprattutto fregandosene altamente della città? Non sono qui a ricordare gli assurdi ritardi accumulati su questioni fondamentali, compromettendone le soluzioni. Non sono qui a rilevare, semmai ce ne fosse ancora bisogno, l’arroganza e la presunzione di narrare una Taranto che non c’è.
Dervisci rotanti, in trance al cospetto del potere e non certo della città. Iconici come amano definire qualunque cosa, persino una pista di ghiaccio. Ecco, direi Dervisci rotanti eretici: perché non sanno neppure cosa voglia dire iconico.