Politica tarantina tragicomica

Le piroette del sindaco Melucci per restare a galla, gli istrionici distinguo di chi lo sostiene o lo rinnega. Sullo sfondo una città sempre più allo sbando e mortificata

Ma cosa abbiamo fatto di male noi cittadini per meritarci tutto questo? D’accordo: Melucci è stato rieletto sindaco nel 2022, per cui una parte della cittadinanza votante ne ha voluto la conferma dopo il primo mandato del 2017. Ricordiamo a tutti che i numeri della sua rielezione sono ben chiari: su oltre 163mila cittadini con diritto al voto, solo poco oltre gli 85mila si recarono alle urne, e cioè il 52,21% (poco più della metà degli aventi diritto). Melucci ottenne poco meno di 50mila voti (60,63%): meno di un terzo dell’elettorato potenziale. Quindi: una rappresentatività effettiva della città piuttosto bassa, a prescindere.

Dunque, la colpa è di coloro che lo hanno rieletto e pure di coloro che alle urne non si sono recati? Troppo facile scaricare sui cittadini le nefandezze politiche a cui stiamo assistendo: è una colpa avere fiducia in un politico a cui si affidano speranze se poi quest’ultimo quella fiducia la tradisce per beghe di cortile e, soprattutto, calpestando gli interessi della città? E’ colpevole chi non si reca alle urne perchè non si riconosce in alcun candidato oppure perchè da tempo non crede più ai politici?

Sì, troppo facile scaricare le colpe sui cittadini. La verità è che l’indegno spettacolo a cui stiamo assistendo per restare aggrappati alle poltrone di Palazzo di città è diventato insopportabile prim’ancora che incomprensibile. L’arte del trasformismo becero, sia chiaro, è praticata un po’ ovunque: la conservazione di una carica è divenuta l’applicazione vergognosa del fine che giustifica i mezzi. E il rispetto verso il cittadino non trova spazio nelle farneticanti giustificazioni propalate da clown che s’atteggiano a politici.

Una tragedia perché il futuro di questa città, già compromesso da decenni, rischia seriamente di precipitare in maniera definitiva se questo squallore politico-amministrativo dovesse proseguire in tal modo. Allo stesso tempo sono ridicole le giustificazioni adottate per spiegare i cambi di casacca: ma si può davvero accettare il rapporto incestuoso tra coloro i quali hanno, negli anni, abbracciato a suon di decreti leggi una fabbrica della morte e coloro i quali – almeno apparentemente – si sono battuti contro quei decreti e quindi contro quella fabbrica? Ma con quale faccia si pretende che il popolo possa capirlo? E il riferimento non è solo a Melucci e Italia Viva: quei decreti furono sostenuti anche dal Pd, non dimentichiamolo. Così come non vanno dimenticati certi consiglieri comunali che da incendiari si sono trasformati in pompieri: dunque, Melucci non è il protagonista assoluto di questa vicenda, è ben accompagnato da altri novelli saltimbanchi, oltre che da fiancheggiatori che succhiano alle loro mammelle.

Va bene, i tarantini sono spesso rassegnati e pure menefreghisti. Però, di grazia: la dignità di costoro che amministrano dov’è, se esiste?

Ora non bastano più i bla bla del bilancio comunale da approvare, i Giochi del Mediterraneo (la più grande figuraccia dopo il dissesto) e tutti i soldi da gestire da qui in poi: Taranto non merita questi squali. Anche perché, proprio come sanciscono i numeri del 2022, rappresentano solo una piccola parte della città.

Author: Marcello Di Noi

Giornalista pubblicista da oltre 30 anni, è stato a lungo collaboratore del 'Corriere del Giorno', storica testata giornalistica tarantina purtroppo non più in edicola, occupandosi di Sport e principalmente del Taranto, oltre che di pallavolo, contemporaneamente scrivendo per 'La Gazzetta dello Sport'. Ha poi diretto il mensile di cultura e spettacoli free press 'PiGreco', per poi passare a dirigere il quotidiano TarantOggi. Successivamente ha diretto la testata on line 'CorrierediTaranto'.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Scroll Up