In pochi, forse, ne conoscono la storia e la sua importanza: il 10 gennaio ricorre l’anniversario della sua scomparsa. Del resto, quanti sanno di carriere prestigiose nella moda quali quelle di Antonella Cannarozzi e Riccardo Tisci?
Qualche volta spulciare nella storia di questa splendida e sfortunata Taranto ti strappa sensazioni piacevoli. Perché t’arriva la conferma che questa città, questa terra ha dato i natali a personaggi di statura mondiale. Ma, purtroppo, spesso proprio qui dimenticati. E’ il senso debole di una comunità, che seppellisce il suo passato con velocità, quasi fosse ombra malefica piuttosto che trarne energia per costruire il suo futuro.
Ed è così che per caso, qualche tempo fa, venni a conoscenza che da Taranto (anzi: da Leporano) è partita, nel secolo scorso, una delle più belle e prestigiose storie dell’alta moda italiana. Una storia che porta la firma di Jole Veneziani, un personaggio davvero straordinario, scomparso il 10 gennaio del 1989, all’età di 88 anni, a Milano. Appunto, nella capitale della moda.
Di certo qui qualcuno la ricorderà, ma sono altrettanto certo che in tanti – proprio come il sottoscritto – non ne conoscevano l’esistenza. Tant’è che la rete aiuta la ricerca, e con onestà ne riporto le fonti.
Ovvio che la prima traccia arriva da Wikipedia, che recita e sintetizzo: “Jolanda Anna Maria Veneziani, detta Jole (Leporano, 11 luglio 1901 – Milano, 10 gennaio 1989) è stata una stilista italiana. Jole Veneziani è tra le fondatrici dell’Alta moda italiana, avendo partecipato, tra i pochi prescelti da Giovanni Battista Giorgini, alla prima sfilata presso Villa Torrigiani a Firenze, nel 1951. È uno dei personaggi più rappresentativi della moda italiana degli anni Cinquanta e Sessanta. La sua vicenda umana e professionale esemplifica il contributo dato dall’imprenditorialità femminile alla nascita, ai successi e al consolidamento della moda italiana in quel periodo: l’affermazione nella produzione di nicchia per un mercato urbano, l’esordio sui mercati internazionali, la diversificazione della produzione, l’alleanza con l’industria tessile e della confezione”.
«[Se fossi Sindaco di Milano] … la mia sarà una deformazione professionale, ma attaccherei subito i mezzi di trasporto, che mi sono sempre sembrati tristi e brutti. Con colori d’Alta Moda cambierei faccia a tram, filobus, rendendoli un po’ più allegri. Poi illuminerei la città a giorno. Farei in modo che i milanesi di notte possano vedersi in faccia e magari sorridersi».
Così affermava nel febbraio del ’68: capito di che pasta era fatta? E di quale statura fosse?
“E’ stata sicuramente una delle figure seminali per l’Alta moda italiana. È infatti unanimamente considerata tra le fondatrici dell’haute couture italiana, l’industria di abiti di lusso nata a Parigi nel 1850 e diffusasi nel nostro Paese a partire dagli anni Cinquanta con stilisti come Emilio Schuberth, le sorelle Fontana, Giovanna Caracciolo e, appunto, Jole Veneziani”, si legge su elle.com in un articolo a firma di Daniela Ambrosio, dell’agosto del 2022. “… si trasferisce da bambina a Milano, dove sogna una carriera da attrice. La sua famiglia coltiva la passione per l’arte in tutte le sue forme: suo padre è scrittore, sua madre appassionata di musica classica e suo fratello è un noto commediografo. La giovane Jole, tuttavia, viene indirizzata a studi da ragioniera e, dopo il diploma, trova lavoro come amministratrice in una ditta di pellicceria francese. Proprio qui, giovanissima, scopre la sua vera passione: la moda. Pragmatica, risoluta e molto intuitiva, Jole nel giro di pochi anni riesce ad aprire il suo primo atelier di pellicceria ed è subito un grande successo”.
E ancora: “… nel 1943 apre il suo primo atelier di abiti, in via Montenapoleone a Milano. Tra le affezionatissime dell’atelier c’erano infatti Lucia Bosé, Maria Callas, Josephine Baker e Marlene Dietrich… Il 1951 è l’anno di esordio dell’alta moda italiana: alla celebre sfilata organizzata dal conte Giorgini a Firenze, partecipa riscuotendo un grande successo. L’evento consacra la nascita del Made in Italy che porterà alla fama internazionale il suo nome e quello di altri creativi italiani. Adorata e ricercatissima sia in patria che all’estero, Jole Veneziani ha un modo di lavorare estremamente innovativo: instaura solidi rapporti con le industrie, riesce ad accaparrarsi i materiali migliori per le sue creazioni. Sapiente conoscitrice del colore, viene scelta dall’Alfa Romeo come consulente con il compito di introdurre nuovi colori nelle carrozzerie e negli interni delle automobili…”
La giornalista chiude così: “La storia di Jole Veneziani non è solo la storia di una stilista e imprenditrice che ha contribuito a rendere grande il Made in Italy, ma anche di una donna tenace, dallo spirito vivacissimo e curioso che ha saputo interpretare le esigenze del gusto femminile in un’epoca di forti cambiamenti. Non a caso, il suo motto era «Quando decido una cosa, la faccio subito. Per me non esiste la parola domani»“.
Jole Veneziani nella sua carriera consegue diversi premi e riconoscimenti prestigiosi, a conferma della sua statura planetaria. Ancora Wikipedia: “Le sue opere sono conservate a Padova nell’Archivio Jole Veneziani presso la Fondazione Bano (alla quale aveva lasciato personalmente l’intero archivio agli inizi degli anni Ottanta); comprende 127 abiti e oltre 15 diverse tipologie di accessori, afferenti alla moda Haute Couture italiana fino agli anni 1970… Nell’ottobre del 2013 le viene reso omaggio con una mostra retrospettiva a Villa Necchi Campiglio a Milano, dal titolo “Jole Veneziani – Alta moda e società a Milano”. La mostra itinerante, che dall’Italia farà conoscere l’archivio anche in Europa fino a giungere al Far East, presenta numerosi bozzetti, filmati e documenti scelti tra uno sterminato archivio di ben 15.000 pezzi, insieme a un’accurata selezione dei capi d’epoca più rappresentativi”.
Insomma, una donna di grandissimo spessore che ha saputo scrivere pagine importanti della moda italiana. Certo milanese d’adozione, ma con radici tarantine solide e riconosciute.
Che ispirano ricordare, restando nel campo della moda, come ad esempio altri due sono i nomi prestigiosi di tarantini conosciuti in tutto il mondo, a mia modesta memoria (e già mi scuso se son ignorante in materia…).
Antonella Cannarozzi, costumista, nomination all’Oscar 2011 per ‘Io sono l’amore’, ma la sua creatività è protagonista in altri lavori importanti. Firma gli abiti ne ‘L’amica geniale’, ‘Tano da morire’, ‘Melisa P.’ e in tante altre opere ancora. Mica una qualsiasi…
E poi Riccardo Tisci, considerato uno dei migliori fashion designer al mondo, soprattutto per il suo lavoro svolto all’interno di Givenchy. È stato il direttore creativo di Burberry fino a settembre 2022.
Proprio di recente Bradley Cooper (‘A Star Is Born’, con Lady Gaga) ha sfoggiato un look d’archivio con delle Nike Air Force 1 firmate proprio da Riccardo Tisci (fonte GQ). E infine ha firmato gli abiti dello spettacolo di Marina Abramovic dedicato a Maria Callas (fonte fanpage.it).
Beh, qui non si vuole salire in cattedra e arringar platea. Semplicemente ricordare che la Storia di Taranto è stata ed è importante anche oggi. Forse, seminar conoscenza aiuterebbe alla crescita culturale di una comunità. Valorizzare significa promuovere e la nostra è una Storia ancora poco conosciuta. Nonostante sia prestigiosa e per tutti noi motivo d’orgoglio.