Il consigliere/giornalista d’assalto, dopo aver detto tutto il peggio di Melucci lo salva facendolo restare in carica. Ma ha senso per il primo cittadino continuare a galleggiare?
Suona davvero surreale quanto sta accadendo alla politica tarantina. La seconda amministrazione Melucci è ormai finita, si può dire. Gran parte della maggioranza ha voltato le spalle al sindaco, dopo averlo accusato di essere stato lui per primo a cambiare casacca cedendo alle lusinghe di Italia Viva. Sedici consiglieri (la metà esatta dell’assemblea) hanno già firmato le proprie dimissioni depositandole presso un notaio. Manca solo una firma, una soltanto e si torna al voto. Ma quella firma mancante non arriva. E il nome è il meno atteso, il più improbabile, quello di chi più di tutti ha urlato (e non metaforicamente) contro Rinaldo Melucci: Luigi Abbate.
In un comunicato alla stampa, il consigliere/giornalista che in campagna elettorale si presentava ai comizi degli avversari per intervistarli e che in consiglio comunale anche durante gli interventi non ha mai smessi di dare indicazioni ai suoi operatori («Riprendi tutto!» urlava durante la mezza rissa con Massimiliano Stellato qualche tempo fa) ha fatto sapere che no, lui non ci sta, non è il burattino di Michele Emiliano e dunque non firma.
Il consigliere più violentemente anti-Melucci, nonché primo firmatario della mozione di sfiducia contro il primo cittadino, pur avendo promesso sui social che la sua firma non sarebbe mancata, improvvisamente, per non si capisce bene quali ragioni, di fatto si trasforma nell’ultima ancora di salvezza che consente al sindaco di restare aggrappato ad un’esperienza amministrativa che, di fatto, è finita.
Luigi Abbate non è nuovo a colpi di teatro. Più di qualcuno ricorderà le sue intemperanze quando, da semplice giornalista, si guadagnò una notevole popolarità urlando invettive contro l’allora ministro Di Maio, in visita a Taranto per presiedere il tavolo CIS. Chi vi scrive, peraltro, era presente in sala durante quella conferenza stampa e può raccontarvi anche l’insofferenza di tutti, politici e colleghi, verso quelle domande senza mai un punto interrogativo, ma con già la risposta preconfezionata all’interno, ad uso semplicemente della popolarità di chi le poneva e non di un effettivo dialogo. Episodi simili, peraltro, si sono verificati anche in varie altre circostanze, come ad esempio in occasione di una delle visite a Taranto dell’allora Presidente del Consiglio Conte.
Pertanto, non c’è forse da stupirsi se ancora una volta il consigliere Abbate ha trovato il modo di far parlare di sé. Con quali esiti presso i propri sostenitori lo scopriremo in futuro (fa specie notare che sulla sua pagina i commenti al post nel quale annuncia le non dimissioni sono bloccati).
Ora l’attenzione dovrebbe spostarsi piuttosto sul sindaco Melucci.
Senza esprimere un giudizio di merito sulla sua azione amministrativa (cosa su cui magari ci riserviamo di fare qualche riflessione più a freddo), è evidente che, stando così le cose, il primo cittadino potrebbe solo fingere di continuare ad amministrare. Non ci sono i numeri per far passare alcun provvedimento, anche ammesso che tutti i consiglieri di maggioranza e il sindaco stesso d’ora in avanti siano sempre presenti in aula a votare (non si ammettono influenze, matrimoni, funerali e impegni istituzionali). Non sarebbe allora il caso che il primo cittadino alzasse dignitosamente bandiera bianca, magari pronto a ripresentarsi visto che il secondo mandato non ha raggiunto la durata prevista dalla legge per bloccare una terza ricandidatura? Troppe questioni importanti sono ancora aperte per pensare di gestirle continuando solo a galleggiare…