Che ne sarà del SS.ma Annunziata?

Tutti parlano del nuovo ospedale “San Cataldo”, ma cosa accadrà a quello vecchio?

C’è fermento intorno al cantiere del nuovo ospedale San Cataldo. L’edificio dovrebbe essere completato entro la fine del 2024 ed entrare, così, in funzione nella seconda metà del 2025. Eppure, nell’ampio dibattito su questa grande opera c’è un silenzio assordante su un aspetto fondamentale: che ne sarà del SS.ma Annunziata? Per mesi non si è saputo nulla sul tema, solo una dichiarazione del Sindaco Melucci risalente a marzo 2023 nella quale si annunciava la convocazione entro fine mese di una conferenza di servizi apposita fra tutti gli enti coinvolti. Oggi, finalmente, il primo cittadino ha annunciato che vi è stato, recentemente, un incontro con i vertici dell’ASL proprio su questo tema. Dei contenuti non si sa molto, se non che è volontà dell’amministrazione dare «nuova vitalità» all’area. Intanto, quindi, cominciamo a rifletterci noi.

Da problema a risorsa?

L’attuale ospedale, inaugurato nei primi anni ’60, appare oggi per tanti motivi non più adeguato ad una città che nel frattempo gli è cresciuta attorno fino a fagocitarlo. Non a caso, per il nuovo edificio si è preferita una zona ben più che periferica. E tuttavia, da quando il San Cataldo entrerà in funzione, il vecchio ospedale potrebbe trasformarsi in un grosso problema o in una risorsa da valorizzare.

Il ruolo della Facoltà di Medicina

Come sappiamo, da ormai alcuni anni si sta lavorando perché la Scuola di Medicina che ha sede in Piazza Ebalia all’ex-Banca d’Italia possa trasformarsi in una vera Facoltà di Medicina e Chirurgia, autonoma rispetto a quella di Bari (appena un paio di mesi fa è stato siglato il protocollo d’intesa fra Università e Regione a questo proposito). Non si può non pensare, allora, che il vecchio ospedale, con opportuni lavori di ammodernamento, potrebbe avere ancora qualcosa da dire come centro di ricerca e di sperimentazione, considerata la vicinanza con la sede didattica.

La questione parcheggi

E se invece non vi fosse un futuro per la vecchia struttura ospedaliera? Beh, anche in quel caso il SS.ma Annunziata potrebbe avere ancora qualcosa da dare alla città.

Anche considerando come ovvia la permanenza del più moderno Padiglione Vinci, che ospita ambulatori, laboratorio analisi e altri servizi, nel caso in cui il vecchio nucleo dell’ospedale fosse abbattuto si libererebbe un’area di due ettari e mezzo alle porte del Borgo. Una vera e propria miniera d’oro per la mobilità (leggi in proposito il nostro approfondimento sulle linee BRT), con la possibilità di realizzare un vero parcheggio di interscambio (magari multipiano) dove poter lasciare la macchina e vivere il centro a piedi oppure con i minibus elettrici di cui Kyma si è già dotata e che sono in servizio sulla linea 10. E, perché no, potrebbe restare perfino lo spazio per aggiungere un po’ di verde urbano, magari da ricongiungere con una Piazza Marconi che merita un decoro decisamente differente rispetto a quello a cui siamo abituati.

Libro dei sogni?

Pure speculazioni? Forse, ma se non ci si spinge un po’ con l’immaginazione…

Author: Alessandro Greco

Ha studiato Lettere Moderne presso l'Università del Salento e insegna discipline letterarie nella scuola secondaria. Pubblicista, ha collaborato in passato con Nuovo Dialogo, La Vita in Cristo e nella Chiesa (con articoli tradotti all'estero) e con il CorrierediTaranto.it, per il quale è stato cronista politico dal 2018 al 2022. Co-autore del documentario "Taranto, la città nella città - Guida ai vicoli per tarantini distratti (e turisti curiosi)".

1 thought on “Che ne sarà del SS.ma Annunziata?

  1. NN says:

    A Taranto bisognerebbe cogliere queste rare occasioni e avere la forza politica di demolire – e lasciare libero – tutto ciò che per varie ragioni non serve più e non ha valore architettonico (si veda proprio in quella zona il palace hotel) . Solo così potremmo provare negli anni a sanare il problema dell’edificazione massiva. Certo, demolire vuol dire perdere la potenzialità che un edificio, comunque sano, può offrire. Ma, contemperando gli interessi della nostra collettività, ci possiamo permettere di perdere una tale occasione? O forse è il caso di guardare al futuro, liberare aree, valorizzarle a verde (e perché no integrandovi dei parcheggi), rendendole alla comunità che vi abita?

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