Partono gli espropri per realizzare il social housing, il cantiere che dovrebbe ridare vita a Via Di Mezzo
Attraversate il Ponte Girevole. Entrate in Città Vecchia. Scendete sulla destra, lungo il Vasto. Ad un certo punto, poco dopo la fermata del pullman e subito prima che inizi lo scempio urbanistico delle case fasciste (no, dopo quasi un secolo ancora non ci è passata) si apre una via lunga, quasi completamente dritta e pianeggiante; un fatto raro nell’isola. È via Di Mezzo, un tempo l’arteria principale della città assieme a via Duomo. “Di mezzo” perché divideva (e divide tuttora) la città alta, quella dei palazzi nobiliari e dei grandi conventi, da quella bassa, delle case di pescatori e delle umili chiesette di mare.
Provate, dicevo, a percorrerla tutta, non facendo caso ai palazzi murati, ai graffiti sull’ex-convento di San Francesco e, soprattutto, all’evidente necessaria manutenzione delle case popolari. Ecco, pur non facendo caso a tutto questo, una cosa non potrete fare a meno di notarla. Che ad un certo punto, subito dopo aver superato la chiesa di San Giuseppe, vi sarà impossibile proseguire. In mezzo alla strada, infatti, c’è un muro. Sì, proprio così, un muro. Che sta lì da decenni. Dopo un po’ la via riparte, eh; dopo un altro muro, vicino al Santuario dei Santi Medici, e prosegue fino a fondersi con via Cava, che la porta fino a Piazza Fontana.
Due anni fa (maggio 2022) quel muro fu abbattuto e per la prima volta dopo decenni potemmo vedere cosa c’era dietro. Una città terremotata, una nuova Pompei. Senza terremoto, però, e senza eruzione. Ma con gli alberi che crescono nelle case.
I sopralluoghi furono fatti, i rifiuti furono rimossi e il muro, tristemente, fu ritirato su. Non era ancora il momento perché potesse finalmente partire il più importante progetto che Taranto stia affrontando. Sì, il più importante. Non per soldi (quello sono le BRT) o per visibilità (i Giochi del Mediterraneo), ma per possibilità di defibrillare il cuore ormai agonizzante della città più antica. Si tratta del social housing, un progetto che mira a riportare in vita quegli isolati “terremotati” che si trovano in una posizione cruciale, al centro dell’isola, lungo via Di Mezzo e adiacenti alla Postierla Vianuova, strada cruciale di collegamento verso la Cattedrale di San Cataldo.
Oggi, forse, quel progetto che è un sogno di rinascita sta finalmente ripartendo. La direzione Lavori Pubblici, infatti, ha pubblicato l’avviso di avvio del procedimento finalizzato all’apposizione del vincolo preordinato all’esproprio e dichiarazione di pubblica utilità. In poche parole, entro trenta giorni dalla pubblicazione dell’avviso (il 24 maggio scorso) i proprietari degli immobili o chiunque ritenesse di avere diritti da accamparvi potranno produrre delle osservazioni. Trascorso questo termine, a meno di imprevisti, finalmente partirà l’iter che condurrà agli espropri.
Prima, però, scorriamo un attimo, rapidamente, l’elenco dei proprietari, perché all’interno c’è la Storia di quello che è accaduto nell’ultimo secolo in Città Vecchia. A parte un paio di enti religiosi, i casi sono due: o le unità immobiliari risultano ancora, da catasto, di proprietà di individui nati ai primi del ‘900 (o perfino di data di nascita ignota) oppure sono frazionate fra decine di eredi, alcuni titolari di minuscole frazioni di proprietà. Un vespaio da cui non si può non uscire.
Come ne vuole uscire il Comune? Cosa sarà questo social housing? Ci sarà tempo e modo di spiegarlo in un prossimo post…