La lettera di Giulio Ritelli, pilota della MV, a Mario De Introna, ideatore della famosa corsa: due figure illustri purtroppo poco celebrati da queste parti
A volte basta rovistare in qualche vecchio appunto, magari incompleto e neanche troppo importante. Apparentemente. E sì, basta davvero poco e riaffiorano ricordi piacevoli. Magari lo sono per te, o al limite lo sono stati quando utili. E’ così che m’è spuntata fuori una lettera scritta con il cuore e di una dolcezza infinita: quella che scrisse Giulio Ritelli all’appena scomparso Mario De Introna, l’ideatore della ‘Milano-Taranto’. E soprattutto suo carissimo amico.
Ero cronista sportivo nel mai dimenticato ‘Corriere del Giorno‘ e della rievocazione storica della ‘Milano-Taranto’ me ne occupavo tutti gli anni. Tra l’altro, nell’89 ne fui al seguito, ospite degli organizzatori, del patron Franco Sabatini, anch’egli scomparso qualche anno fa. Soprattutto al fianco dei centauri tarantini: Tonino Di Somma, Enzo Giovane, Vito Ciracì, Tonino Superbi, Mario Caracciolo. Ebbene, venne in redazione, alla Bestat, Giulio Ritelli, che avevo conosciuto proprio occupandomi del raid nord-sud. Chi era? Come scrive l’associazione Rombi di Passione Bari, Giulio Ritelli, nato a Massafra nel 1921, “è stato il pilota tarantino più rappresentativo del dopoguerra. Si mette in evidenza già nel 1949 quando arriva primo, con altri, allo Scudo del Sud con una BSA 500. Dal 1950, dopo un ritiro alla Scudo Del Sud, inizia a correre con la MV Agusta 125 2T nella velocità e con la MV 150 nella regolarità. E’ 11° di classe nella ‘Milano-Taranto’, poi vince il Circuito Arco di Adriano a S. Maria C.V. e quelli di Campobasso e Melli. Successivamente è terzo a Messina. Nel 1951 vince la gara a cronometro Bari-Mola, giunge 17° assoluto e 5° di classe alla ‘Milano-Taranto’, è quinto a Ferrara e terzo a Viareggio. Nel 1952 è primo, con altri, allo Scudo del Sud ma si ritira alla ‘Milano-Taranto’, nel tratto Bologna-Roma, terzo a S. Maria C.V. e vince le classi scooter e 125 al primo Circuito dell’Orimini di Taranto. Nel 1953, correndo con la MV 125 monoalbero, ottiene un ottimo 3° di classe alla ‘Milano-Taranto’, poi è settimo a Senigallia e terzo a Marina di Massa. Infine la Monopoli-Castellana, la Massafra-Mottola, il Circuito di Brindisi e quello di San Severo. Partecipa anche allo Scudo del Sud ma deve ritirarsi nella prima giornata ed infine alla Rosa d’Inverno. Nel 1954 è all’arrivo dello Scudo del Sud, è terzo a Marina di Pisa e vince due classi nel Circuito di Taranto con le fide MV. Nel 1955 partecipa al Motogiro, alla prima prova del Campionato Italiano a Cadogno ed alla decima ‘Milano-Taranto’, sempre ritirandosi. Poi vince la Fasano-Selva e chiude l’anno con un quinto posto a S.Maria Capua Vetere. Conclusa l’attività agonistica si dedica a quella professionale ottenendo successi nel campo delle macchine agricole per le quali brevetta moltissime sue invenzioni”. Dunque, un grandissimo personaggio per il motociclismo tarantino, scomparso nel gennaio del 2002.
Proprio come Mario De Introna, anch’egli tarantino, i cui meriti in pochissimi conoscono e riconoscono qui. Purtroppo, come spesso accade, Taranto seppellisce la sua storia, dimentica i suoi illustri cittadini: semmai, li relega in qualche angolo. Sempre come scrive l’associazione Rombi di Passione, Mario De Introna è una “figura di primo piano del motociclismo tarantino e sin dal 1934, attivo partecipante del Moto Club Taranto. Nello stesso anno partecipò al III Circuito del Gargano e alla II Coppa Città di Bari. Nel ’35, un guasto al suo sidecar BMW 750 gli impedì di partecipare alla VI Rosa d’Inverno. Nello stesso anno divenne presidente del locale Moto Club, successivamente arrivò secondo alla Coppa delle tre province (gara di regolarità). Nel 1936 diventa direttore sportivo del Moto Club, delegato e consigliere FMI, cariche che manterrà per lungo tempo. A lui sono dovuti i successi della Coppa del Direttorio P.N.F, nella prima edizione si classificò secondo nella categoria sidecar. Suo anche il merito del prolungamento della ‘Milano-Napoli’ che divenne ‘Milano-Taranto’. Restò presidente anche nel ricostituito Moto Club Taranto nel 1948, e poi eletto membro della commissione Turistica Nazionale della F.M.I. Nel 1950 diventa delegato regionale”.
E per capire la grandezza, mi permetto di riproporre quella lettera: non basterebbero le parole del sottoscritto per descrivere chi fu Mario De Introna.
Caro Mario, da qualche tempo non ci siamo più visti anche se qua e là chiedevo di te. Ma ecco la notizia: il 12 febbraio mi è arrivata una busta commerciale, gentilmente inviatami dall’amico Michele Loforese, contenente un ritaglio del Corriere del Giorno del 31/12/1994, purtroppo, con la ferale notizia e la tua foto con il tuo cordiale sorriso. Commozione, brivido e rabbia a parte non vorrei che il titolo pittoresco di ‘Motociclista delle cozze’ sminuisce il valore nazionale del tuo impegno sportivo.
No! Mario, tu sei il ‘MOTOCICLISTA D’ITALIA’ e il più GRANDE. Le tue tante imprese, i viaggi in BMW con migliaia di chilometri percorsi lasciandomi guidare, le innumerevoli gare di regolarità alle quali anche tu partecipavi (Scudo del Sud, Valli Bergamasche, la Ventiquattrore). T con l’inseparabile BMW e io con le varie Guzzi, BSA, Norton, Triumph, Velox.
Non si dimenticano quanti episodi dei quali sei stato il vero protagonista; la complicata e incresciosa lite fra le squadra Guzzi della Pirelli e l’amico corridore Francavilla, alla Scudo del Sud del 1950, da te sedata al Cicolella con la benedizione degli organizzatori.
La tua preziosa mediazione alla intrigata questione che degenerava fra il Motoclub La Madonnina, i funzionari della FMI (Federmotociclismo) e il Motoclub Milano, organizzatore della Ventiquattore motociclistica, terminata con il plauso di contagiri’.
Le diverse Milano-Taranto alle quali assistevi me come gli altri corridori di Taranto, fino alla punzonatura, ripartendo subito dopo per Taranto dicendomi: “ehi, uagliò… ti aspetto al Lungomare”.
Ai Giri d’Italia e alla tappa di Trieste con la telefonata fatta da te al Conte Agusta dopo la disposizione di ritiro della squadra MV, chiedendogli di non farmi ritirare data la mia posizione di classifica.
Di questo passo potrei continuare, citando ancora tantissime cose, molte delle quali di pubblica conoscenza.
Due episodi ancora, forse poco noti, devo ricordare a te, ai tuoi e agli amici che ti conobbero: la proposta fattati dal Conte Domenico Agusta a Cascina Costa in presenza mia e della cognata del Conte, Donna Maria Maresca, e cioè la sostituzione gratis della tua BMW con una delle primissime MV 600cc/4 cilindri e la nomina a Ispettore generale delle vendite MV per l’Italia alle quali con il tuo solito sorriso rinunciasti.
Dopo le tue rinunzie, ebbi il piacere di far assumere, quale Ispettore generale, altro motociclista tarantino, il papà dell’amico Nico Resta, il famoso Kif-Tebì.
Eppo, la morbosa tua passione per la ‘Milano-Taranto’, allora la più importante gara di velocità motociclistica del mondo, ti spinse ad inventare nel 1953 una ‘Taranto-Milano’ da far disputare sempre a traffico aperto, solo a motociclisti tarantini.
In ultimo, però, i disponibili designati fummo solo due. Dopo aver stabilito la data, 7 dicembre 1953, in occasione della ‘XI Rosa d’Inverno’ a Milano (Festa dell’Immacolata), a partire fui soltanto io con la MV Ovunque 125cc. Tu e soltanto tu contattasti tutti i Motoclub di passaggio da Bari a Piacenza e quale Consigliere Nazionale della FMI, capo della delegazione, unitamente all’allora presidente del Motoclub Taranto Peppino Quarto e al consigliere Peppino Musciacchio, mi precedesti in Piazza Lodi a Milano.
La testimonianaza è la foto che ti dedico con tutto il cuore e l’infinita riconoscenza. Purtroppo, di questa foto non ho mai avuto l’originale. E’ la fotocopia ripresa per gentile concessione dalla rivista ‘MOTOCICLISMO’ dell’epoca.
Mario carissimo, sei partito in silenzio così come hai vissuto le tue imprese e la tua vita di puro sportivo di motociclista.
Cercai di imitarti e non lo so se ci riusciì.
Certo, caro Mario, chi come noi ha dato allo sport tante emozioni, solo con la soddisfazione morale di contribuire al prestigio della nostra comunità, non può accettare i millantatori del consumismo sportivo d’oggi, i pigmei senza storia alla caccia di ribalte.
Per questo ti appunto sul petto la medaglia dell’onore con l’umiltà di sempre e ti saluto così, mio sincero amico e galantuomo, che hai corso questa ultima gara senza ritorno, di cui non potevi essere l’infaticabile organizzatore, proprio perchè sei arrivato primo.
Giulio Ritelli.
Mario De Introna e Giulio Ritelli: due illustri figli della nostra terra. Che meriterebbero certo d’esser ricordati meglio.
Sentitissimi ringraziamenti. Sono la figlia di Giulio, Vincenza Ritelli.