Procede, seppur a passi lentissimi, l’iter per sbloccare l’infinita vicenda di Palazzo degli Uffici
Sfogliando l’albo pretorio del Comune di Taranto si sobbalza sempre un poco quando si incontra la dicitura “Palazzo Archita (già Palazzo degli Uffici)”. E no, non per il cambio di denominazione (sul quale ognuno ha un proprio pensiero), quanto perché ogni volta c’è la speranza di incontrare un atto che indichi finalmente la ripartenza della riqualificazione del più importante palazzo di Taranto.
Tocca accontentarsi di poco, stavolta, ma qualcosina c’è.
Da validare il progetto delle facciate
Quello su cui si sta lavorando al momento è l’esterno dell’edificio. Lo scorso anno, infatti, è stata assunta la decisione di suddividere l’immensa opera di restauro in due stralci: il primo comprende il lavoro di restauro e “illuminazione artistica” delle facciate esterne e la riqualificazione delle piazze prospicienti (Piazza Archita e Piazza della Vittoria), mentre il secondo comprende tutto il resto degli interventi da svolgersi all’interno, nei cortili e nella galleria che collega le due piazze. La decisione è stata assunta per cercare di sbloccare finalmente l’impasse, cominciando da quello che si può realizzare subito e soprattutto da quello che metterebbe fine allo scempio a cui quotidianamente assistiamo, con un “buco nero” nel punto più centrale del Borgo.
Lo scorso 14 giugno è stato ufficialmente consegnato il servizio di progettazione del I Lotto e il 19 giugno seguente è stata avviata la procedura per l’affidamento della “Verifica progetto definitivo, verifica del progetto esecutivo e supporto al RUP per la validazione del progetto”. Ancora lo scorso 8 luglio è stato nominato il RUP per questa procedura.
Insomma, qualcosa si muove.
Le questioni ancora aperte
E mentre speriamo di vedere presto riqualificato almeno l’esterno del Palazzo, resta aperta la madre di tutte le questioni: cosa se ne farà dell’interno?
Il documento di indirizzo alla progettazione predisposto a suo tempo dall’Amministrazione prevedeva un quadro a dir poco complicato, nel quale avrebbero dovuto convivere ben sei diverse destinazioni d’uso: attività commerciali al piano terra, pinacoteca comunale e spazi espositivi per mostre temporanee, aule per il liceo Archita, aule per l’università, un auditorium e “uffici di prestigio pubblici e privati” all’ultimo piano.
Una soluzione che, per accontentare tutti, rischia di non accontentare proprio nessuno. L’Archita aveva già fatto sapere che avrebbe rifiutato un numero di aule così piccolo, in quanto avrebbe solo determinato l’apertura di una terza sede scolastica, anziché il trasferimento da una delle due già esistenti (l’Istituto Maria Immacolata e l’ex scuola media Mazzini). Per quanto riguarda l’Università, non si capisce bene quali attività potrebbero accontentarsi di appena mezzo piano. E per la pinacoteca comunale, beh, è tutto ancora da definire.
Insomma, se è vero che qualcosa inizia finalmente a sbloccarsi, dall’altro lato rimangono ancora moltissimi i punti interrogativi. Per sciogliere i quali, forse, sarebbe opportuno un momento di confronto con la città.