Taranto e gli effetti speciali

L’ultima farsa legata ai Giochi del Mediterraneo è l’esempio più recente di incapacità di gestire o tentativi ripetuti di mangiare interamente la torta senza dar conto a nessuno

Sì, è vero: a volte pare si voglia insistere troppo. Quasi come se esistesse un solo pensiero, una unica realtà, una riflessione e basta. Eppure, non è proprio così, perchè i fatti di casa nostra inducono a discuterne, parlarne in qualche modo, seppur possa essere la chiacchiera da bar o fra amici davanti a un boccale di birra (o calice di primitivo, fate voi).
L’argomento è sempre quello: ha un futuro questa città? E se sì, quali gli scenari? Senza entrare troppo in analisi socio-economiche, l’incertezza è ormai regnante da più di qualche decennio. Certo, qualche miglioramento c’è e si vede, ma non tale da scommetterci sopra.
La verità è che Taranto ha accumulato ritardi forse incolmabili rispetto ad altre realtà. E i motivi sono tanti. Dalla crisi ormai insanabile dell’ex Ilva, del porto commerciale e quella appena appena sussurrata dell’industria militare, a una conclamata vocazione nell’accontentarsi del piatto di lenticchie, è facilmente intuibile come questa città si poggi su una economia fragile, da sopravvivenza, che poco spazio lascia alle speranze dei giovani. Da qui la grande precarietà del lavoro e la grande fuga proprio dei più giovani.
D’accordo, nulla di nuovo su quanto già si sa. Ed è ciò che preoccupa, c’è la sensazione che ormai si è rassegnati a questa amara quotidianità. “Tuo figlio studia fuori? Meglio! Tanto qui che futuro avrebbe?”, è la riflessione comune: come pensarla diversamente, avversare quella che invece è semplicemente la verità?
Ecco perchè – e qui è il punto – disgusta il modo di fare del sistema politico non solo italiano ma soprattutto nostrano. Un modo di fare pirandelliano: essere e apparire, perchè tutto sembra fatto per apparire e ciò che appare viene visto, sentito. Da qui la politica degli annunci, dei rendering, quella che folgora il popolo inizialmente tanto da esserne idolatrato. Salvo poi venirne deluso.
Ecco, Taranto vive ormai da decenni l’aggrapparsi a profeta di turno per poi restarne deluso. L’effetto annuncio, come dicono quelli che di economia se ne intendono, è l’arte di anticipare una soluzione a un problema magari tosto per placare gli animi: poi non accade nulla, ma intanto passa il tempo e a protestare magari restano in pochissimi.
Questa Amministrazione comunale targata Melucci pare proprio ormai da tempo aver intrapreso tale percorso: molti annunci, molti effetti speciali, poche soluzioni vere ai problemi. Almeno, dal 2017 a oggi. L’ondeggiare sul bubbone ex Ilva, l’accomodarsi sulle esigenze petrol-industriale e militar-industriale, il silenzio sulla crisi del porto, il voltarsi dall’altra parte su aeroporto e sanità pubblica allo sfacelo, gli inchini ripetuti al sistema-Emiliano, però non sono da tempo… polvere nascosta sotto il tappeto. Appunto, non bastano gli effetti speciali: la realtà è sotto gli occhi di tutti. L’ultima farsa legata ai Giochi del Mediterraneo, ne sono l’esempio: commissariati (perchè è questa la verità) per manifesta incapacità o, se vogliamo, tentativi ripetuti di mangiare interamente la torta senza dar conto a nessuno.
Come vergato altre volte, di esempi da queste parti di settori commissariati ufficialmente o nascosti, ce ne sono tanti. E’ il segnale di quanto non si riesca a gestire o, diciamola tutta, l’indole a essere una società di servizi e cioè non in grado di badare a se stessa. Forse è la nostra storia, visto e considerato che, dalla conquista di Roma in poi, la nostra città sia stata sempre gestita da altri, con la conseguenza di esserne al servizio e mai davvero artefice del proprio destino.
E’ uno sguardo pessimistico, troppo severo? Può darsi. Ma non distante dalla realtà. Colpa solo nostra? Può darsi. Ma non soltanto. E ciò che lascia poco spazio alla speranza, è che i nostri giovani lasciano questa terra e vanno via per sempre, rendendola meno capace di nuove energie e idee per il futuro.

Author: Marcello Di Noi

Giornalista pubblicista da oltre 30 anni, è stato a lungo collaboratore del 'Corriere del Giorno', storica testata giornalistica tarantina purtroppo non più in edicola, occupandosi di Sport e principalmente del Taranto, oltre che di pallavolo, contemporaneamente scrivendo per 'La Gazzetta dello Sport'. Ha poi diretto il mensile di cultura e spettacoli free press 'PiGreco', per poi passare a dirigere il quotidiano TarantOggi. Successivamente ha diretto la testata on line 'CorrierediTaranto'.

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