Taranto, la città si ar…rendering?

La comunicazione dell’Amministrazione Melucci ha risvegliato una speranza nei tarantini, ma ora la delusione rischia di essere ancora più cocente

Per prima cosa, sciogliamo subito un debito di onestà: il titolo di questo post non è un’idea originale. Lo abbiamo rubato da un commento ad un post della nota pagina “Made in Taranto”, che involontariamente ci ha fornito lo spunto opportuno per aprire questo argomento sotto una luce diversa.

Il tema sono, ovviamente, i grandi progetti per la riqualificazione della città. E, soprattutto, la loro comunicazione.

Facciamo un passo indietro.

Un bisogno di speranza

Quando, nel 2017, si è insediata la prima amministrazione Melucci, è stato da subito evidente un peculiare stile comunicativo, fatto di una presenza martellante sui social network (in principio attraverso la pagina semi-istituzionale “Ecosistema Taranto”), sugli organi di informazione (attraverso continui comunicati stampa) e, in ultimo, nelle strade della città attraverso cartelloni e grafiche in punti chiave.

Si trattò, all’epoca, di una scelta discussa e molto criticata (soprattutto per l’onnipresente locuzione “Amministrazione Melucci” in luogo di “Comune di Taranto”) ma che rispondeva ad una logica ben precisa. Taranto, ancora scottata dallo scandalo Ilva esploso nel 2012 con l’inchiesta “Ambiente svenduto”, era una città sfiduciata e molto propensa all’autocommiserazione. Una città non solo di emigrazione, ma di “È inutile che venite a Taranto, tanto non c’è niente”. Fornire una prospettiva, una speranza di rinascita era dunque non solo una strategia politica, ma in un certo senso un dovere per un amministratore. E infatti, i numerosi progetti, trasferiti dall’aridità dei documenti ufficiali all’arena pubblica con rendering scintillanti, dopo le prime diffidenze hanno gradualmente ridato un orizzonte alla città. Certo, commenti sarcastici non sono mai mancati (d’altronde, siamo pur sempre italiani), ma vedere Piazza Castello, il Palazzo degli Uffici, lo stadio assumere volti nuovi ha gradualmente fatto credere che sì, un’altra Taranto è davvero possibile.

Una responsabilità

E tuttavia, la scelta rischiosa ma comprensibile dell’amministrazione Melucci, quel “seminare la rinascita” che ormai punteggia la città, ha caricato delle aspettative che ora non possono essere deluse. E se lo stadio del Nuoto non sarà più quello che doveva essere (o, forse, non sarà proprio), se lo “Iacovone” non sarà uno stadio all’avanguardia ma forse avrà poco più che una mano di trucco, se il Palazzo degli Uffici è ancora l’impero delle impalcature e dei vetri rotti, allora c’è il rischio che il sarcasmo prenda il sopravvento, tramutandosi nella più amara (e forse irreversibile) disillusione.

I “Giochi del Mediterraneo” e il rischio flop

E arriviamo al post che ha ispirato queste righe. Una carrellata di rendering diffusi negli ultimi anni (ad onor del vero, quello della stazione non ha a che vedere con il Comune ma con Rete Ferroviaria Italiana) con un commento sibillino: «Attendiamo con fiducia la Rinascita».

La speranza alimentata dalla comunicazione dell’amministrazione Melucci, infatti, se da un lato era un passaggio necessario per avviare il riscatto della città, dall’altro ha comportato un enorme rischio. Se quella speranza verrà delusa, infatti, ricostruirla sarà difficilissimo. Forse impossibile. Non è più solo una questione di stadi, palazzi e strade. È una questione di fiducia nei confronti delle istituzioni e della possibilità di un futuro diverso. L’amministrazione Melucci sarà all’altezza?

Author: Alessandro Greco

Ha studiato Lettere Moderne presso l'Università del Salento e insegna discipline letterarie nella scuola secondaria. Pubblicista, ha collaborato in passato con Nuovo Dialogo, La Vita in Cristo e nella Chiesa (con articoli tradotti all'estero) e con il CorrierediTaranto.it, per il quale è stato cronista politico dal 2018 al 2022. Co-autore del documentario "Taranto, la città nella città - Guida ai vicoli per tarantini distratti (e turisti curiosi)".

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