Se la cultura cerca casa (e la trova)

Forse è finalmente terminato il pellegrinaggio dell’Istituto per la Storia e l’Archeologia della Magna Grecia, che troverà casa a Palazzo Pantaleo

Quello dei luoghi della cultura è uno dei problemi atavici della città di Taranto. Tante istituzioni culturali, molta buona volontà ma spesso nessuna “casa” adeguata per ospitarle. Basti solo pensare a quanti anni è stato necessario attendere per avere un teatro comunale.

Un emblema di questo problema è l’infinito peregrinare del convegno internazionale di studi sulla Magna Grecia e dell’istituzione che lo organizza, l’Istituto per la Storia e l’Archeologia della Magna Grecia.

L’ISAMG a Palazzo Pantaleo

Qualche giorno fa, in una conferenza stampa presso Palazzo di Città, è stata annunciata con grande soddisfazione la fine di questo pellegrinaggio. L’Istituto, che sinora aveva sede presso Palazzo d’Aquino, resterà in città vecchia trasferendosi presso un altro prestigioso palazzo storico della nobiltà tarantina, Palazzo Pantaleo. Qui l’ISAMG occuperà alcune sale lasciate libere dall’assessorato alla Cultura.

Solo un semplice trasferimento di sede, quindi? Non proprio.

La novità, infatti, è che nella nuova sede si spera di poter trasferire non solo gli uffici, ma anche l’immensa biblioteca patrimonio dell’Istituto, che attualmente è sparsa in varie sedi, con ovvi rischi per l’incolumità dei volumi stessi.

Misure ancora da prendere

Attenzione, però, abbiamo detto “si spera”. Infatti, nonostante i comprensibili entusiasmi e pur ringraziando di cuore tanto il sindaco Melucci quanto l’assessore Di Santo, il prof. Aldo Siciliano, presidente dell’Istituto, ha riportato tutti con i piedi per terra, ribadendo che la delibera di concessione (che riportiamo in fondo alla pagina) è un atto generico e che si devono ancora compiere, metro alla mano, i sopralluoghi per valutare se effettivamente tutti i ventimila volumi possano trovare spazio a Palazzo Pantaleo. E tuttavia, il passo in avanti è innegabile.

Con i nuovi spazi l’Istituto spera di realizzare, fra le altre cose, un progetto innovativo di consegna a domicilio dei testi per utenti disabili (per cui il Comune ha offerto la collaborazione dell’assessorato ai servizi sociali).

I passi in avanti fatti… e quelli ancora da fare

È innegabile che i passi in avanti fatti in questi anni siano stati importanti, dalla ristrutturazione del teatro Fusco a quella della biblioteca “Acclavio”, passando per l’inaugurazione del Museo Degli Illustri Tarantini presso la masseria Solito. Tuttavia, molto resta ancora da fare, e il tema dei luoghi della cultura si intreccia con altre grandi questioni della città.

Pensiamo ai grandi concerti d’orchestra, che fortunatamente non mancano anche grazie alla presenza in città dell’Orchestra della Magna Grecia. Manca a Taranto un grande teatro pubblico per ospitarli e né un teatro comunale “bello ma piccolo” come il Fusco, né uno privato come l’Orfeo, né la pur suggestiva Concattedrale possono sostituirlo. Manca anche un grande auditorium per conferenze e incontri e nonostante si stia sempre più affermando il ruolo dell’aula magna del dipartimento ionico in città vecchia, come non ripensare che il Comune ha inserito negli indirizzi per la riqualificazione del Palazzo degli Uffici anche un grande auditorium nell’ex-corte d’assise?

Infine, quando parliamo di cultura parliamo anche di grandi eventi. Per ospitare grandi eventi, però, sono necessarie grandi infrastrutture. E allora perché ogni qual volta si invita in città un cantante “di grido” è necessario impegnare la pur suggestiva rotonda del lungomare? Perché non pensare ad uno stadio che sia anche arena per spettacoli, come accade in tante città? E potrà il “nuovo” Iacovone, che del tutto nuovo non sarà, essere adatto allo scopo?

Insomma, è sempre più fondamentale che alla cultura si riservi un posto d’onore nella pianificazione generale della vita della città, con spazi suoi, senza dover elemosinare l’ospitalità ora di uno, ora dell’altro. Insomma, la cultura cerca casa… ma qualche volta riesce perfino a trovarla.

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