Taranto e una politica sotto esame

I Giochi del Mediterraneo sono un banco di prova per tutta la classe politica tarantina. E finora non sta andando benissimo

La classe politica tarantina è sotto esame. Lo è sempre, si dirà. E tuttavia l’esame è un po’ più serio e complesso del solito, stavolta.

Da ormai alcuni anni aleggia sulle teste di tutti, quasi fosse una spada di Damocle, la scadenza del 2026: i Giochi del Mediterraneo. Una data agognata, sognata come il momento del riscatto, che gradualmente si sta tramutando in un autentico incubo.

Una surreale partita di tennis

Dello stadio abbiamo già detto (leggi in proposito il post di Marcello Di Noi) da un punto di vista appassionato. Da un punto di vista politico, però, non si può non rilevare come il botta e risposta fra il commissario straordinario nominato dal Governo Massimo Ferrarese e il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci sia un esempio di autentico stallo. Le due principali istituzioni responsabili dell’organizzazione si parlano a distanza, a mezzo PEC, e quando sembra che finalmente si sia raggiunta una posizione comune (il 7 settembre, dopo una riunione insieme agli investitori privati e ai progettisti), e cioè quella di procedere ad una ristrutturazione radicale dello stadio esistente, senza costruirne uno ex novo, la palla viene di nuovo rinviata nel campo avversario, con Melucci che rilancia sul progetto (ridimensionato) di Gau Arena, chiedendo 25 milioni di euro e quindici mesi di tempo. Ferrarese, allora, non si fa pregare e afferma che sì, se i tempi sono quelli sui soldi si può ragionare, ma che il Comune non ha risposto alla sua unica richiesta, e cioè avere sul tavolo il DIP, Documento di Indirizzo alla Progettazione, che, a quanto pare, ancora manca. Palla ancora in aria e intanto il tempo scorre…

Alla base divergenze politiche?

Non avendo completo accesso ai documenti e alle discussioni tecniche è difficile pronunciarsi su quale sia il lato della ragione. Tuttavia, è ragionevole ipotizzare che alla base della scarsa comunicazione e degli evidenti contrasti non possano non esserci anche divergenze politiche. Ferrarese, imprenditore brindisino con una passata militanza in formazioni di centro-centrodestra, è stato nominato commissario dei Giochi, esautorando in parte gli enti locali, dal Governo presieduto da Giorgia Meloni. Dal canto loro, Regione, Provincia e Comune sono tutte amministrate dal centrosinistra. E tuttavia nessuno avrebbe ipotizzato che le divergenze a cui abbiamo assistito sinora potessero approdare ad una svolta così radicale come quella che oggi campeggia su tutti i giornali.

Il Governo: «Via dal Comitato organizzatore, ma se ne può costituire uno nuovo»

Dopo il CONI è nientemeno che il Governo stesso a dichiarare, con una lettera ufficiale a firma del ministro dello Sport Andrea Abodi, che abbandona il Comitato organizzatore dei Giochi a causa dell’attuale situazione di stallo. Tuttavia, in modo alquanto indicativo, per bocca del Ministro il Governo si dice disposto a ricostituire in tempi rapidi un nuovo soggetto organizzatore. In sostanza, dopo il CONI anche il Governo si dichiara insoddisfatto del lavoro dell’attuale comitato, presieduto da Elio Sannicandro, direttore dell’agenzia regionale ASSET e uomo di stretta fiducia del presidente Emiliano, e auspica che se ne possa costituire uno nuovo, verosimilmente con un nuovo presidente (lo stesso commissario Ferrarese?).

Una partita politica, ma Taranto resta nel mezzo

Sui Giochi si sta, dunque, consumando una partita politica fra un Governo di destra e amministrazioni locali di centrosinistra, ma nel mentre la sabbia nella clessidra si sta esaurendo e chi rischia di perdere la faccia è la città di Taranto, che oltre al danno di non avere gli impianti rimodernati che sognava (e forse nemmeno i Giochi stessi), rischia la beffa di passare per città inconcludente e incapace di valorizzare una grande occasione di riscatto.

Quale futuro per Melucci?

È evidente, poi, che al successo dei Giochi si lega anche il futuro politico del sindaco Melucci. Entrato in politica da totale outsider con la candidatura a sindaco nel 2017, Melucci si è gradualmente imposto quale protagonista assoluto della vita politica tarantina, resistendo ad una mancata elezione a presidente della Provincia (nel 2018) e addirittura allo scioglimento dell’amministrazione per le dimissioni di metà del Consiglio comunale, tornando quindi ad essere sindaco e diventando finalmente anche presidente della Provincia. È evidente che un successo o un insuccesso nell’organizzazione dell’evento, agli occhi della cittadinanza, sarebbero imputati soprattutto a lui e alla sua amministrazione. E il primo cittadino, che già in Comune ha i suoi problemi (durante tutta l’estate la maggioranza ha rischiato di sfasciarsi per le tensioni generate dall’avvicinamento di Italia Viva, che ormai garantisce stabilmente una sorta di appoggio esterno) non può permettersi di essere escluso dall’organizzazione del più grande evento internazionale che la città abbia visto da decenni. Non può nemmeno, però, permettersi di vederlo naufragare come ormai in molti paventano. Sarà dunque anche in base a questi delicati equilibri, e non solo in base all’oggettiva bontà o fattibilità dei progetti, che bisognerà leggere quanto accadrà nelle prossime settimane. Settimane che saranno determinanti per capire se ci saranno davvero i Giochi di Taranto 2026

Author: Alessandro Greco

Ha studiato Lettere Moderne presso l'Università del Salento e insegna discipline letterarie nella scuola secondaria. Pubblicista, ha collaborato in passato con Nuovo Dialogo, La Vita in Cristo e nella Chiesa (con articoli tradotti all'estero) e con il CorrierediTaranto.it, per il quale è stato cronista politico dal 2018 al 2022. Co-autore del documentario "Taranto, la città nella città - Guida ai vicoli per tarantini distratti (e turisti curiosi)".

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